DAVID BOWIE IS

Ho voluto anche io rendere omaggio alla musica  con cui sono cresciuto,cosciente di essere fra molti, marzialmente dispiaciuto.
Per farlo ho chiesto all’amico e critico musicale Matteo Ceschi di darmi una mano

Il titolo della mostra fotografica alla Philharmonie de Paris della scorsa primavera riassume perfettamente la parabola artistica di David Robert Jones meglio conosciuto come David Bowie.
PAR_58
Più del titolo dell’ultimo lavoro discografico, il cupo e, adesso verrebbe da dire, profetico, Blackstar, quello scelto dai curatori della rassegna rappresenta alla perfezione un cammino artistico che ha sempre fatto del presente, “is”, e del futuro i suoi lumi ispiratori.
Se debbo rincorrere con la memoria – senza scadere in una sterile esaltazione postuma – i momenti clou della carriera del Duca Bianco certamente la mia scelta cadrebbe, forse non a caso visto il mestiere di fotografo-giornalista che pratico con passione viscerale, su tre distinti episodi cinematografici/televisivi: l’immancabile Heroes nella colonna sonore de I ragazzi dello zoo di BerlinoLife on Mars e Ashes to Ashes delle omonime ed eccellenti serie televisive della BBC.
PAR_49
Trasformista eclettico, visionario del rock e precursore di mode e suoni, Bowie lascia paradossalmente a noi tutti il suo presente infinito. Non ho ancora ascoltato con attenzione Blackstar, ma fin da adesso voglio pensare l’opera non come l’ultima ma come una delle tante di un presente in continua mutazione che si nutre di passato e, incredibilmente, di futuro. Eh già, perché il Duca schegge di futuro, un domani per molti di noi ancora nebuloso, le aveva disseminate qua e là lungo tutta la sua epopea discografica. Un esempio della sua lungimiranza artistica? In Drowned Girl del 1982, anno caro a noi italiani per il Mundial, era già scritta la discesa verso le passioni tormentate del jazz così come era ben impressa la debordante teatralità vero proprio marchio di fabbrica del Bowie uomo ma anche dell’idolo discografico.
Bowie, più di altri – e posso citare per brevità e popolarità Michael Jackson e Freddy Mercury – ha vissuto la musica nella sua immediatezza e nelle sue quotidiane contraddizioni, lasciando che gli umori di giornata scrivessero e riscrivessero a sua immagine e somiglianza le note sul pentagramma.
Che lo ricordiate nella calzamaglia di Ziggy Stardust o in completi così cool da fare invidia a Nat King Cole, il Duca è e continuerà ad essere. Ieri, oggi e domani.

Matteo Ceschi
https://tellingwithmyeyes.wordpress.com