Grazie Maestro! L’intelligenza e la cultura prima di tutto.
Il Maestro sale sul palco e mette tutti in riga, anche i presenti.
Non interesserà molti, ma nel rispetto dell’arte trovo giusto puntualizzare su questo e TUTTI gli articoli che riguardano la serata di ieri alla Scala di Milano in occasione della presentazione di una mostra dedicata al maestro Muti che il 28 luglio compirà 75 anni.
Come al solito i giornalisti, quando si tratta di cultura, fanno fatica a identificare e a riportare i contenuti più importanti relativi ad un evento, spesso perché li reputano non scenografici o di interesse per il pubblico rendendolo, così, ancora più ignorante (…che ignora).

Nella fattispecie ieri sera l’incontro con Muti è stato rivelatore di ben più
di quello che viene riportato. L’evento è stato strutturato con i piedi tant’è che la serata la condotta il Maestro. Dopo una apertura del sovrintendente Pereira, che pare aver sposato subito la tendenza italiana ad improvvisare ma con pessimi risultati, è il critico Arruga a prendere parola. Poche parole, anch’esse improvvisate.
di quello che viene riportato. L’evento è stato strutturato con i piedi tant’è che la serata la condotta il Maestro. Dopo una apertura del sovrintendente Pereira, che pare aver sposato subito la tendenza italiana ad improvvisare ma con pessimi risultati, è il critico Arruga a prendere parola. Poche parole, anch’esse improvvisate.
Muti capisce subito che è al centro di una panzana e mette subito ordine. Chiama i musicisti, fa portare loro un microfono perché inoltrino il programma al pubblico (siamo alla Scala non dimentichiamolo). Poi prosegue raccontandosi, precisando, anche se non era necessario, che con Arruga nulla era preparato. Bravo, ha fatto capire che lui non colpe, non è il Direttore della serata, ma lo diventa in men che non si dica. Si scaglia a colpi di fioretto contro la cultura italiana, ridotta al macero da tutto il sistema (fa sempre riferimento alla musica, ma è chiaro che la usa come metafora dello stato generale dell’intellettualità e della cultura italiana “legata ad un passato che ci riconoscono ma che abbiamo già cominciato a perdere). Sfiora le responsabilità politiche, ricordando che a Stoccolma la musica è legge nelle scuole primarie, affonda senza pietà e con una ironia maestosa contro i critici rei di “smorzare l’emozione” (cit. “domani potrebbe entrare alla Scala un ragazzo di 17 anni e comprendere la musica meglio di me! Dobbiamo smetterla di rendere il teatro e la musica classica irraggiungibile, bisogna spiegarla!”). Arruga non si rende conto della qualità del messaggio del Maestro tant’è che appena può gli ruba la scena cercando pomposamente di rimettere insieme i pezzi della figura del critico che il Maestro ha distrutto, con grande piacere del pubblico.
L’incontro è uno spasso solo quando il Maestro interviene, istrionico e saggio ma privo di peli sulla lingua.
Muti dovrebbe prendere in mano la Scala subito. Solo il fatto di inneggiare ad una apertura continua del Teatro, con una formula che permetta a TUTTI di comprendere l’arte della musica che è lo stato primordiale della vita, lo rende innegabilmente più illuminato di molti direttori artistici che si sono alternati alla guida di uno dei più importanti teatri del mondo.
Sono certo che sarebbe austero e rigoroso ma saprebbe ascoltare delle menti giovani e ingenue con le quali identificare dei modelli di avvicinamento al pubblico che sappiano essere contemporanee e, perché no, d’avanguardia….come lo erano le produzioni della Scala da lui citate e ormai perse nei meandri dell’imbecillità. 75 anni? Non scherziamo….
fonti
http://www.corriere.it/spettacoli/16_giugno_05/orgoglio-muti-scala-l-italia-si-impegni-la-cultura-f8ca2dea-2b5c-11e6-9053-0e7395a81fb7.shtml