Smartphone: si ricaricano gratis… grazie ai batteri!
Ricaricare uno smartphone utilizzando i batteri del suolo…gratis!
Il progetto Abu (Acumulador electrico universal) cui collabora anche un italiano: da un rivoluzionario sistema per trattare le acque reflue, un modo per decontaminare il suolo sfruttando l’elettricità. E ricavare energia!

Prototipo di accumulatore universale
Potremo ricaricare gli smartphone utilizzando i batteri presenti nelle acque sporche. L’annuncio è stato dato dal professor Abraham Esteve Núñez al Forum mondiale dedicato alle ecotecnologie per il recupero delle acque reflue, in corso a Verona. Esteve, professore di Ingegneria chimica a Madrid, sta studiando, assieme al suo gruppo di ricerca di cui fa parte anche uno scienziato italiano, Tristano Bacchetti, la bioelettrogenesi, cioè i processi di produzione di elettricità che hanno origine dai Geobacter presenti nelle acque reflue. Il progetto si chiama Abu (Acumulador Bioelectrico Universal). «I batteri – spiega Esteve – vengono utilizzati per degradare la materia organica presente nelle acque reflue: si tratta di un processo naturale, attraverso il quale ossidano la materia e allo stesso tempo liberano elettroni».
Risultati incoraggianti e grandi potenzialità di mercato
I risultati ottenuti nei laboratori dell’istituto Imdea Agua, associato all’università di Alcalà, sono confermati dalle applicazioni pratiche che il gruppo di studio sta sviluppando alla fondazione Centa di Carrion de los Cespedes, vicino a Siviglia. Ma la cosa interessante è che lo stesso principio vale anche per il suolo: nella terra sono presenti e agiscono gli stessi batteri: «Il che significa – conferma Esteve – che possiamo lavorare alla decontaminazione dei suoli utilizzando modalità simili e che, quindi, nel sottosuolo c’è un sacco di energia». Il professor Esteve, sta cercando di mettere a punto applicazioni in grado di avere un interesse e uno sviluppo industriale: di qui il progetto Abu. «Abu – spiega Esteve – non solo raccoglie e accumula energia, ma anche la libera ad un voltaggio adatto per il consumo, cioè a 5 volt, in uscita dalla porta USB. Ovviamente – immagina Esteve – in Europa questo non ha grande utilità perché una presa elettrica la troviamo sempre, ma immaginiamo luoghi incui non c’è corrente, magari in mezzo alle foreste. Lì a qualcosa potrebbe servire».
Fonte…
corriereinnovazione.corriere.it